[RECENSIONE] Vikings

1200px-Vikings.png

Sapete, dopo anni di criticaggio incallito, ho formulato una teoria, che ho deciso di condividere con voi comuni mortali di modo da elargire almeno qualche briciola della mia incommensurabile saggezza.
La teoria in questione prevede che per capire se una serie (che sia di libri, di film, o serie tv) si avvia verso il tramonto (o in alcuni casi è già tramontata), basta vedere se viene presentato qualche fatto dal sapore pruriginoso come incesti, sadomasochismo, lesbicone (non voglio discriminare nessuno, anzi proprio il contrario, voglio esprimere quanto sia fastidioso per me vedere certe stereotipizzazioni di una qualunque “tipologia” di persone) e compagnia cantante.
Ebbene Vikings è secondo me una prova della validità della mia teoria (non che avesse bisogno di essere avvalorata, basta dire che è stata partorita dal mio sbrilluccichevole cervellino e allora non può che essere verità assoluta).
Per questa recensione metto le mani avanti e dico subito il mio parere: non mi è piaciuta e so perfettamente di discostarmi dall’idea di quasi tutti quelli che l’hanno vista e che invece l’hanno apprezzata, ma quantomeno cercherò di spiegare perché non mi è piaciuta.

Vikings è una serie scritta interamente da Michael Hirst, andata in onda a partire dal 2013 e che ad oggi conta quattro stagioni.
La storia è ambientata in Scandinavia nel Medioevo, e segue le vicende di Ragnar Lothbrock, l’intrepido vichingo che vuole esplorare il mondo, di suo fratello Rollo, di sua moglie, la guerriera Lagertha, e dei loro figli.
Durante le varie stagioni conosceremo tanti altri personaggi, fra cui il monaco Athelstan, il cui convento viene attaccato dai vichinghi, la principessa Aslaug che diverrà la seconda moglie del protagonista, Floki, il costruttore di barche, e vedremo inoltre crescere anche la nutrita progenie di Ragnar.

Guardare Vikings, dopo la prima stagione, mi ha fatto come l’effetto di guardare un animale agonizzante, che pare riprendersi varie volte per poi, inevitabilmente, crollare.
La storia, che dovrebbe essere scritta interamente da Hirst, pare invece essere rimaneggiata da venti persone, non è per niente lineare.
Innumerevoli sono infatti i filoni inutili, spesso e volentieri vengono introdotti personaggi con relative sottotrame che portano a vicoli ciechi e che nell’economia generale non aggiungono niente.
(Da qui in poi, avviso, ci saranno spoiler, anche se a parer mio non rovinano la visione, ma valutate voi)Vikings.jpg
I personaggi stessi, inoltre, sono spesso incoerenti, un esempio su tutti: Lagertha, che dopo venti anni e venti episodi e passa, cerca la sua vendetta verso la donna che “ha stregato il suo amatissimo marito e gliel’ha portato via” (parole sue), quando nei primi tempi l’aveva presa pure relativamente bene (mi riferisco a quando in un impeto di vichingaggine non si fa problemi a giacere con l’ex-marito e la sua nuova compagna, se questo non è prenderla bene, ditemi voi). E posso pure capire che covasse del rancore ma il tutto mi è parso molto forzato, squallido e quasi ridicolo. Non riesco a concepire che Lagertha, che viene presentata tanto emancipata, sia passata a diventare la macchietta della moglie bigotta.
O altra prova di incoerenza, Athelstan che pare sviluppare una bella sindrome di Stoccolma nei confronti di Ragnar, roba da lasciare senza parole, questi lo vuole sacrificare con l’inganno agli dei, e il buon vecchio Athel ci diventa migliore amico, va bene che siamo nel Medioevo, che questi sono vichinghi duri e puri, ma qualcosina non torna.
E come ho detto ho fatto solo alcuni esempi, di comportamenti incoerenti e forzature ce ne sono parecchi, l’unico personaggio che riesce a mantenere un’unitarietà è il protagonista, interpretato da Travis Fimmel.vikings (1).jpg
A proposito degli attori penso chie siano quasi tutti bravini, anche se nessuno di eccezionale; Fimmel calza per il physique du role, e se doppiato in italiano sembra pure bravo, in originale l’ho trovato davvero irritante, non timbra una parola, fa un discorso a cento uomini e pare di sentirlo parlare a un chiwawa.
Ho apprezzato molto invece come Alexander Ludwig, che interpreta Bjorn, uno dei figli di Ragnar, abbia ripreso alcune delle caratteristiche del padre nella sua interpretazione, una finezza davvero gradita.

Come ho anticipato all’inizio a parer mio questa serie è peggiorata continuando, in particolare dalla terza stagione in poi sorbirmela è stato tediante, ogni volta che la storia prendeva una piega interessante ecco che arrivava un qualche fattarello squallidino, dalle scene alla cinquanta sfumature, agli incesti random.
A peggiorare la sensazione di ricaduta, poi, ci sono le varie storie personali che si perdono in loop, succedono varie volte le stesse identiche cose, in certi momenti ho avuto l’impressione addirittura che si riutilizzassero i copioni. Kattegat (la città natale di Ragnar) viene attaccata tre o quattro volte mentre gli uomini sono a razziare, Rollo è bloccato nel ruolo di fratello geloso (per fortuna si affranca alla fine), Floki deluso da Ragnar diventa amicone prima di questo e poi di quell’altro e di nuovo di quell’altro ancora, critica questo, quell’altro e, di nuovo, quell’altro ancora (e qui chi ha visto può ribattere che lo fa per motivazioni diverse, ma santo cielo ripete sempre le stesse battute, sono riusciti a farmi odiare quello che all’inizio era il mio personaggio preferito), insomma, una noia incredibile e una prevedibilità allucinante.Lagertha-played-by-Katheryn-Winnick-cr_-Bernard-Walsh-_-HISTORY-1200x800.jpg

Di critiche per la verità ne avrei da fare altre, anche su elementi tecnici come luci e montaggio che non mi hanno convinto per nulla, ma mi trattengo visto che ho già scritto un poema.

Fra le cose buone, invece, ho apprezzato la colonna sonora, che si fa sentire soprattutto dalla seconda stagione in poi, e alcune scene che spiccano nel piattume generale della narrazione, in particolare c’è una scena stupenda e commovente in cui Ragnar prima dell’ennesima battaglia ha una visione della sua vita passata coi figli e Lagertha,veramente magistrale.

In conclusione però per me Vikings non prende la sufficienza, per via delle incoerenze e della pesantezza della visione, si prende quindi un 5.

-Cat
Voi cosa ne pensate? L’avete visto? Lo vedrete? Siete d’accordo con quello che pensiamo noi? Fateci sapere la vostra opinione nei commenti o con l’hashtag #chiedimicosanepenso!


4 risposte a "[RECENSIONE] Vikings"

      1. Sono comunque molto contenta che ti sia piaciuto quello che ho scritto!! Personalmente cerco di essere critica anche quando mi piace quello di cui parlo, anche perché alle volte mi capita che mi appassioni a opere che magari non meriterebbero, anche se purtroppo in questo caso ho seguito con piacere solo la prima stagione!

        "Mi piace"

Scrivi una risposta a Chiedimicosanepenso Cancella risposta